mercoledì 30 gennaio 2013

Quella sporca storia nel west

1968, di Enzo G. Castellari. Con: Andrea Giordana, Gilbert Roland, Horst Frank, Françoise Prévost, Ennio Girolami, Ignazio Spalla, Manuel Serrano, Gabriella Grimaldi, Stefania Careddu, Giorgio Sammartino.


Bislacca trasposizione in ambito western dell’Amleto shakespeariano. Ma a differenza di quanto avvenuto in altre circostanze - penso a Dove si spara di più di Gianni Puccini, dove i riferimenti a Romeo e Giuletta erano appena accennati, pur se lapalissiani - nel caso di specie l’intenzione di ricalcare la celebre opera teatrale appare sin troppo zelante verso la fedeltà al testo di riferimento. 
La regia di Castellari (inizialmente il progetto doveva essere seguito da Sergio Corbucci), come al solito, è ondivaga ed altalenante, tra guizzi qualitativamente rimarcabili e capitomboli quasi imbarazzanti. Così, se da un lato ci sono sequenze davvero efficaci, che spesso si rifanno a certe atmosfere del cinema gotico italiano di quegli anni (l’onirico incipit, le scene ambientate nel cimitero sotterraneo, la crocifissione) o all'aria pop che respirava in quel periodo (la bizzarra compagnia teatrale, il covo di Santana), per contro troviamo momenti che girano decisamente a vuoto (l’insensata ed interminabile scazzottata al mulino) o imperdonabili buchi nella sceneggiatura (come diavolo ha fatto Françoise Prévost ad allontanarsi indisturbata a cavallo se la magione era circondata e bombardata dal fuoco del bandolero messicano Santana e dei suoi sgherri?).
Unico altro spaghetto (unitamente a El desperado) di Andrea Giordana da protagonista - che a mio avviso aveva la faccia giusta e poteva aver maggior fortuna nel genere nei panni del pistolero con le caratteristiche di quelli lanciati da Franco Nero e Clint Eastwood – che si difende benino, con una rassicurante spalla d’eccezione, Gilbert Roland nel ruolo di Horace, ed un onesto Horst Frank a ricoprire il ruolo dello zio-villain.
Artigianale ma ingegnoso il sistema ideato da Castellari (altro che post produzioni digitali!) per ricreare l’effetto del cadavere di Ofelia sotto l’acqua, utilizzando un panno nero ed un ventilatore per far muovere i capelli per girare l'immagine, poi sovrapposta a quella del ruscello.
Bellissimi gli esterni spagnoli (alcune riprese, invece, come quella del casolare vicino al ruscello, sono state effettuate nei pressi di Roma) girati fra le le rocce a fungo e di tutto rispetto la colonna sonora di Alessandro Alessandroni (un grande) e Francesco De Masi.







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