1966, di Lucio Fulci. Con: Franco Nero, George Hilton, Nino Castelnuovo, Linda Sini, Giuseppe Addobbati, Tom Felleghy.
Primo dei tre western diretti da Fulci, Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro mostra già in nuce il suo gusto per il particolare truculento e la sua attitudine al cinema della crudeltà, che si sarebbero poi
manifestati il tutto il loro "splendore" da lì a pochi anni con le
pellicole horror (grazie alle quali ha assunto lo status di regista di culto) e che avrebbero trovato in I quattro dell'apocalisse (per chi scrive, il suo western migliore), un'importante tappa intermedia.
Il film, ovviamente, è violentissimo e quasi del tutto
privo dell'ironia (nera) tipica degli spaghetti western, fatte salve un
paio di battute di Jeffrey, il personaggio interpretato da George Hilton (perennemente
sbronzo ma preciso come un cecchino con la Colt) e del curioso tuttofare cinese.
Franco Nero, va beh, è Franco Nero, il Clint de noantri. E di Clint indossa pure i vestiti in questo film: i costumi di scena sono i medesimi utilizzati da Eastwood nella Trilogia del Dollaro!
Merita senz'altro una menzione anche Nino Castelnuovo (ve lo ricordare il tizio che saltava la staccionata nella celebre pubblicità dell'Olio Cuore degli anni '80? Beh, è lui), assolutamente convincente nella parte (per lui insolita) dello psicotico e feroce fratellastro di Nero.
Merita senz'altro una menzione anche Nino Castelnuovo (ve lo ricordare il tizio che saltava la staccionata nella celebre pubblicità dell'Olio Cuore degli anni '80? Beh, è lui), assolutamente convincente nella parte (per lui insolita) dello psicotico e feroce fratellastro di Nero.
Molto peculiare la fotografia, a tratti straniante, con le tonalità
bianche luminosissime (pur senza essere sovraesposte), contrappuntate da colori cupissimi nelle scene
più buie e da un cielo perennemente grigio, e non per fattori meteorologici.
La sceneggiatura è di Fernando Di Leo e sembra ricercare alla lontana ispirazione dalla tragedia greca (lo conferma lui stesso un un paio di interviste), visti gli edipici ammazzamenti famigliari e le relative implicazioni, inconsuete per un western.
Musiche del grandissimo Piero Umiliani.
La sceneggiatura è di Fernando Di Leo e sembra ricercare alla lontana ispirazione dalla tragedia greca (lo conferma lui stesso un un paio di interviste), visti gli edipici ammazzamenti famigliari e le relative implicazioni, inconsuete per un western.
Musiche del grandissimo Piero Umiliani.
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